Questa volta è ci è davvero semplice dire che “finiamo in bellezza” proprio così come abbiamo cominciato, dato il tema che vi abbiamo proposto, nel mese di Dicembre …perché abbiamo ben due articoli da regalarvi per fine anno!

Il primo contributo di questa settimana  è stato scritto da Alice Salimbeni, una studentessa di Architettura dell’Università degli studi di Cagliari che ha avvertito,  fin dal suo percorso di studi , la necessità di pensare alla sua futura professione come una attività al servizio del benessere delle persone ed ha iniziato a riflettere su  quali “piccole cose concrete” può costruire per migliorare la quotidianità degli altri !

A partire da questa consapevolezza Alice ha quindi scelto, nell’ambito della redazione della sua tesi,  di  ricercare, approfondire e sperimentarsi ed appassionarsi , anche grazie al sostegno e la guida della sua docente relatrice Barbara Cadeddu, al progetto “FUORI  LUOGO” volto a ripensare in termini di bellezza uno degli spazi per eccellenza più coercitivo, “brutto” e limitante di sempre : il carcere!

Dai suoi studi , dal suo impegno e dal suo vivo e reale interesse è nato Da le celle alle stelle  il progetto della sua tesi ,  che con la costruzione di “piccole cose concrete” , proprio come si immaginava Alice, e attraverso un percorso partecipato, inclusivo e professionale è riuscito a  portare la bellezza nel carcere …e neanche un carcere qualunque, il carcere minorile di Quartucciu!

A dimostrazione che “ripensare i luoghi” in termini di bellezza, piacevolezza ed estetica , non sia un superfluo vezzo da riservare alle élites ma un necessario e importante servizio alle persone e che non solo le professioni di cura , hanno il compito di occuparsi del benessere! 

Ringraziamo Alice per averci donato questo articolo e averci permesso di condividere con voi questa esperienza

che speriamo possa attivare un sano contagio … buona lettura!


DALLE CELLE ALLE STELLE : UNO SPAZIO AUTOCOSTRUITO AL CARCERE MINORILE

Mi chiamo Alice, ho 24 anni e sono una studentessa alla fine del proprio percorso di studi in Architettura, a Cagliari.

Negli ultimi due anni ho cominciato a capire che avrei voluto impiegare tutte le nozioni imparate all’università per fare piccole cose concrete, utili a migliorare qualche aspetto della vita quotidiana degli altri.

Ho saputo di un professoressa di progettazione, Barbara Cadeddu, particolarmente attenta a queste tematiche, e le ho scritto una mail per chiederle se potesse indicarmi una bibliografia. La risposta è stata tanto vicina a ciò che mi piace che, pochi mesi dopo, le ho chiesto anche la tesi e ho iniziato a seguire il suo corso di progettazione architettonica II, che si inserisce nel progetto “Fuori Luogo”, finalizzato  a ripensare gli spazi dell’Istituto penale per i Minorenni di Quartucciu attraverso un processo partecipativo, che si è sviluppato all’interno del Laboratorio, reso possibile da una convenzione sottoscritta dal Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale Architettura di Cagliari e il Centro per la Giustizia Minorile per la Sardegna.

Noi studenti abbiamo avuto così la possibilità di fare un percorso di avvicinamento alla realtà del carcere minorile, che si è costituito anche di numerose visite utili alla definizione di proposte portate avanti attraverso continui confronti con gli addetti alla sicurezza, gli educatori, il personale amministrativo e sopratutto i detenuti minori.

Poter fare un progetto avendo come obiettivo il benessere effettivo, oggettivo, reale degli utenti dell’IPM al fine di migliorare una condizione di vita così complessa, è stata una bellissima sfida, umanamente arricchente e stimolante.

Durante la presentazione finale dei lavori, avvenuta in carcere, il mio team ha portato un grande libro di legno sfogliabile, con una scritta impressa sull’ultima pagina: cosa ne pensi?
Un ragazzo detenuto di nome Mohammed ha lasciato una frase meravigliosa: da le celle alle stelle.

Questo è diventato il titolo della mia tesi.

Assieme alla professoressa, una guida incredibile da cui sto imparando tantissime cose e che mi sostiene ad ogni passo, ho deciso di continuare il percorso all’interno del carcere, realizzando un piccolo intervento concreto per risolvere uno dei problemi presenti.

Il progetto della tesi, raccontato sulla pagina Facebook Da le celle alle stelle: uno spazio autocostruito al carcere minorile, mira a superare il concetto di carcere come luogo afflittivo, conferendo alle ore d’aria e ai momenti condivisi con i propri familiari una situazione favorevole alla socializzazione e al mantenimento degli affetti.

Si è pensato ad uno spazio per gli incontri all’aperto, da utilizzarsi anche durante i momenti di tempo libero, che rispetti la bolla invisibile di spazio vitale che si trova attorno ai singoli individui, sfruttando diverse configurazioni delle sedute in modo da mettere i detenuti a proprio agio con altri detenuti, con le famiglie, con gli agenti e anche con sé stessi. Quest’ultimo aspetto non è trascurabile, perché la solitudine in carcere è un bene prezioso da non darsi per scontato, e diventa necessario creare alcuni luoghi nei quali potersi raccogliere nell’intimità dei propri pensieri e ritrovare la dimensione personale.

Tutto ciò avviene favorendo un gesto che i liberi possono fare quotidianamente con estrema facilità: guardare il cielo.

Il cielo ha proprietà analgesiche e calmanti, purtroppo da dentro la sua visibilità è limitata a rettangoli stretti e lunghi ritagliati anche in verticale dal ritmo delle sbarre, che non permettono di percepire il senso di libertà che trasmette quando lo si può guardare senza limiti.

Con l’architettura della tesi si vuole creare uno spazio di massima espressione della libertà di relazionarsi col prossimo, seppur all’interno del luogo di privazione della libertà per eccellenza.

Il materiale scelto è il legno, perché è caldo, rassicurante, naturale e facile da montare. Quest’ultimo aspetto non è trascurabile: non ci saranno professionisti o esperti per la realizzazione, ci saranno solo una decina di studenti volontari di varie facoltà che, assieme ai detenuti, si rimboccheranno le maniche delle tute da lavoro e tavola dopo tavola metteranno in piedi il progetto.

 

Per trovare i fondi abbiamo organizzato una rassegna musicale intitolata Dai diamanti non nasce niente, che ha coinvolto tanti artisti cagliaritani e si è conclusa il 10 dicembre con un concerto finale.

Ci sarà anche una manifestazione sportiva “Da le celle alle stelle con un salto!” che vede giovanissimi atleti pronti a scendere sulle pedane degli sport coreografici per esibirsi e dare il proprio contributo alla raccolta.

Ogni aiuto è prezioso, per qualsiasi informazione aggiuntiva e per contribuire basta mandare un messaggio alla pagina Facebook del progetto.

Ciascuno può essere una delle tante stelle che sta portando un briciolo di luce in quelle celle.

Da le celle alle stelle

Alice