Secondo contributo e secondo articolo sulla felicità!

Questa volta ospite del nostro blog è Riccarda Viglino insegnante, formatrice e … mamma di Giulia!

Per conoscere meglio Riccarda e il suo blog sui temi dell’apprendimento cooperativo clicca qui :  Riccarda Viglino . 

A scuola felici

La felicità facilita l’apprendimento, e sono le neuroscienze a sostenerlo, non solo le intuizioni di alcuni insegnanti, pedagogisti e psicologi illuminati.Le ricerche più recenti in questo campo ci portano a comprendere l’intima connessione tra cognizione ed emozione, tra affetti, relazioni sociali ed apprendimento. Un clima relazionale positivo, la presenza di buone relazioni sociali all’interno della classe, fanno sì che venga rilasciata dopamina nel cervello, creano sentimenti più piacevoli verso l’apprendimento e determinano la capacità di sostenere lo sforzo necessario per affrontare i compiti complessi richiesti dalla scuola.

 

Apprendimento ed emozioni sono quindi intimamente connessi. Un ambiente sereno, dove passano buone emozioni, è il substrato fertile per far crescere apprendimenti significativi e duraturi che muoiono invece là dove si vivono soltanto l’ansia, la frustrazione e la mortificazione. Molti insegnanti oggi ne sono consapevoli, si prendono cura del clima d’aula e prevedono all’interno della didattica quotidiana percorsi per l’educazione dell’intelligenza emotiva e sociale, occupandosi del benessere dei loro studenti e portando altresì a compimento in modo completo la funzione educativa del loro ruolo.

Il clima d’aula si sa, lo determina in gran parte l’insegnante, o meglio gli insegnanti, dal momento stesso in cui essi entrano in classe. Su di essi gli alunni modellano i comportamenti, ad essi fanno riferimento fin dalla più tenera infanzia.  Purtroppo però oggi molti insegnanti sono sempre più spesso frustrati, stanchi, isolati, soli.

 

In balia di riforme che susseguendosi hanno inondato la scuola di richieste molteplici e diversificate, per rispondere alle quali spesso occorrono notevoli energie che vengono sottratte al cuore della professione che è il processo di insegnamento apprendimento. Mancando sinergie autentiche con le altre agenzie educative, essi si trovano anche ad affrontare in solitudine le sfide educative della società liquida complessa. Non esistono psicologi di scuola, supervisori, gruppi di sostegno e di aiuto, anche se questo viene da tempo richiesto dalle istituzioni scolastiche. Le lezioni sul burnout che spesso vengono proposte ai Collegi Docenti, stigmatizzano il problema, permettono di identificare con chiarezza i sintomi, ma non prevedono interventi nè “cure”. Eppure una società matura dovrebbe avere a cuore il ben-essere dei propri figli e una scuola dove gli insegnanti sono in una situazione di mal-essere è una scuola che non può funzionare. Anzi che ha ricadute pericolose sul futuro dei nostri ragazzi.

Il Bhutan, un piccolo stato montuoso dell’Asia, misura ogni anno il suo “FIL”: l’indice di felicità interna lorda, chissà che prima o poi a qualcuno venga in mente di farlo anche da noi!