Eccoci qui !

Bentornati sul nostro Diario di Bordo e Blog in cui condividiamo ogni mese le nostre attività e gli articoli di chi ,  a partire dal tema da noi proposto, coglie l’input  sente la voglia e il bisogno  di raccontarci il suo punto di vista sul dato argomento o chi riceve proprio il nostro spassionato invito a dirci la sua ! 

Il tema di Settembre è l’Accoglienza e la nostra collega assistente sociale libero professionista Irene Saporito  è  stata la prima a raccogliere la chiamata !

Irene ci racconta, in un mese di raccolti qual’è Settembre, come l’accoglienza sia tutto quello che sui manuali troviamo descritto e…ma anche, sopratutto, qualcosa in più!

Buon raccolt.. emh.. buona lettura a tutti voi

e Grazie Irene per il tuo contributo ! 


L’ accoglienza : raccogliere persone 

Ecco il mio contributo sull’accoglienza, ma prima di iniziare mi presento brevemente.

Mi chiamo Irene e sono una giovane assistente sociale che fin dall’inizio ha deciso di intraprendere la libera professione per ritrovarsi poi a lavorare anche per privati con contratti dipendenti. Attualmente lavoro nel terzo settore per l’European Research Institute una Onlus  torinese dove mi occupo, per metà settimana, di accoglienza migranti, collaborazioni con l’UIEPE di Torino e in piccola parte di progettazione sociale, l’altra metà settimana lavoro per il Ser. D.  di Ivrea in un’equipe posta all’interno del carcere eporediese.

Potrei dire che l’accoglienza ha sempre fatto parte della mia vita professionale ed in primis perché come assistente sociale ho iniziato a lavorare in “accoglienza migranti” nel 2016 e prima ancora ne feci una tesi di laurea magistrale nel 2014. Cosa successe nel 2015 è stata davvero un’esperienza di accoglienza perché partecipai ad un progetto di mobilità internazionale che mi vide bisognosa di qualcuno che mi accogliesse in un paese che non era il mio nonostante fossi consapevole che non ci sarei rimasta.

Ma bando alle ciance, l’accoglienza in Italia ha a che fare con i migranti solo dagli anni dell’emergenza ma da sempre è parte integrante e principale del servizio sociale e non solo. L’accoglienza è il primo step, il primo gradino durante il quale un utente o un cliente si presenta e contemporaneamente ci si rende conto di cosa ha bisogno la persona. Ma accogliere qualcuno è moooooolto di più.

L’accoglienza è, per quanto mi riguarda, mettersi in ascolto di tutto ciò che la persona porta durante un incontro. Succede che una persona parli di qualcosa di insignificante per noi, per poi scoprire che per la persona stessa ha un grande valore, scoprirlo è la parte importante. Se accogliere è ascoltare, quest’ultimo non si riferisce solo a quello che vogliamo sapere perché strettamente legato al lavoro, succede di ascoltare storie o aneddoti o disavventure quando non proprie tragedie familiari, senza che nessuno l’abbia chiesto ma in realtà c’è sempre un motivo per cui qualcuno racconta qualcosa. Accogliere vuol dire anche raccogliere dolore e sofferenza. Più di quanto ci si aspetta.

L’accoglienza è anche il momento dove nasce il rapporto di fiducia e anche se sembra un concetto molto da manuale universitario, è la sacro santa verità. L’empatia che nasce durante il primo incontro accompagnerà il nascere della fiducia fra utente/cliente e professionista. Ed ecco un altro concetto da manuale ma che qualcuno ogni tanto si dimentica: l’accoglienza prevede il non giudizio e soprattutto l’assenza di pregiudizio perché con questi non si potrà mai parlare di accoglienza e penso ai tanti visi di migranti visti appena sbarcati e ai tanti detenuti che sto incontrando in carcere e che mi raccontano le loro storie e io semplicemente li ascolto così loro continuano a parlare.

Concludo quindi dicendo che anche se l’accoglienza fa parte del nostro lavoro, in realtà non è proprio così. Accogliere deriva dal latino e significa appunto “raccogliere” e quante volte al tavolo di un bar raccogliamo le gioie dei nostri amici, o i momenti di tristezza, raccogliamo e collezioniamo istanti ma anche persone che accogliamo nella nostra vita per ascoltarle: un madre preoccupata, una sorella delusa, un’amica arrabbiata e a volte anche noi stessi.

 

Buona raccolta a tutti!