E anche l’autore del terzo articolo sull’autonomia, Alfonso Totaro, 41 anni, un “papàmaritoavvocato” ci ha reso  facile presentarlo, facendo tutto da sè, …sarà il tema che ispira!?!

Alfonso ci racconta  le sue riflessioni personali di papà sul tema dell’ Autonomia, affrontando  il  ruolo chiave che i genitori hanno rispetto all’evolversi del rapporto dei propri piccoli con la sperimentazione dell’autonomia e la paura  ma ci parla anche delle paure e sfide che affrontano i genitori , anzi …nel dettaglio i papà!

Buona lettura,

tutta d’un fiato…senza paura!!! 

Grazie Alfonso ! 

Salve, mi chiamo Alfonso Totaro, ho 41 anni, sono un papà, marito e un avvocato…tutto insieme e senza un ordine preciso..

Fatte le dovute presentazioni mi cimento in questa impresa. Condividere il mio pensiero sul tema: ” Autonomia”.

Liberata la mente mi è tornato alla memoria un episodio vissuto che descrive bene cosa penso di questa parola piena di significato che mi mette in crisi in modo profondo.

Provo a raccontarla.

Una mattina della scorsa settimana, lasciando Giacomino all’asilo, mentre io e Cristina ( la mamma) uscivamo dalla struttura, una nostra amica, mamma di un compagno di classe del nostro pargolo, ci ha detto: ” certo che la mamma di Simone, a cinque anni gli mette ancora le ciabatte lei, quando crescerà questo bimbo?” .

La fretta del mattino ha fatto sedimentare questa osservazione per qualche giorno, esattamente fino a quando non mi è stato chiesto di scrivere queste righe.

Per me la parola autonomia significa: lasciare andare, lasciar crescere, rendere liberi i nostri figli, anche e soprattutto da noi genitori.

Per me la parola autonomia non significa invece: plasmare un essere umano a nostra immagine e somiglianza, fargli vivere la nostra seconda vita, ( quella che noi non siamo riusciti a vivere e/o diventare), creare una dipendenza infinita fatta di sensi di colpa basati sul ricatto tipico della frase: ” dopo tutto quello che ho fatto per te…..”

Insomma, si sarà capito che questa parola per me evoca un senso di eterno conflitto.

In primo luogo con noi stessi. Infatti da un lato vogliamo essere autonomi, perchè ciò ci rende forti e indipendenti verso i rapporti esterni, ( lavoro, professione, relazioni interpersonali). Mentre dall’altro, nelle relazioni emotive più importanti, ad esempio nei confronti dei nostri figli, siamo portati, almeno io in modo particolare, a pensare che voler bene e prendersene cura significhi sostituirsi a loro, nell’agire ed a volte anche nel pensare.

E così giorno dopo giorno, il più delle volte in modo del tutto involontario, nel quotidiano viviamo combattuti tra legare le scarpe, vestire, prendere in braccio, lavare i denti e persino pronunciare pensieri al posto dei nostri cuccioli. Salvo poi la sera, quando finalmente arriva il silenzio ed abbiamo quel momento magico, mentre li guardiamo sognanti nel letto, in cui ci rendiamo conto della giornata appena trascorsa e ci ripromettiamo mille buoni propositi per l’indomani, che puntualmente verranno disattesi.

Come fare per vincere questo stato d’animo in cui ci troviamo invischiati nostro malgrado?

In questi ultimi due anni, a causa di alcune vicende familiari, ho avuto modo di confrontarmi con alcune persone che mi hanno fatto comprendere l’importanza per noi genitori di un concetto molto semplice..”noi non siamo in grado di proteggere i nostri figli da tutto e da tutti“.

Non lo siamo perchè non siamo eterni e perchè la vita, purtroppo, porrà loro davanti a tanti momenti difficili, ed in molti di questi noi non ci saremo.

Non è stato facile per me assimilare questo concetto. La prima risposta è stata: ” come, io sono suo padre, finchè ci sono io lui non può soffrire” ma poi, dopo cinque minuti( forse anche meno) mi sono accorto di quanto fosse stupida questa affermazione. Stupida perchè frutto di un luogo comune che impone al maschio di assumere questo ruolo. Stupida perchè implicitamente porta dentro di sè la nostra vulnerabilità ed il nostro non accettare ciò che è ovvio.

Se invece facciamo nostro e condividiamo questo concetto sarà molto più semplice, almeno in parte, lavorare per rendere veramente autonomi i nostri figli, fornendo loro tutte le esperienze, gli strumenti e i metodi per crescere, mettendo da parte le nostre paure che ci sono e ci saranno sempre.

Voglio concludere in modo positivo dicendo che il conflitto con noi stessi si può vincere cercando di avere ben scolpita nella nostra mente l’immagine e la gioia che i nostri figli ci trasmettono quando corrono verso di noi e, con il cuore in gola e ansimanti, ci raccontano cosa sono riusciti a fare da soli durante il giorno, oppure in una gita con la scuola o in un pomeriggio di giochi con gli amici. Con quell’immagine davanti agli occhi vedremo il nostro io rimpicciolirsi sempre di più e riusciremo così a non nasconderci dietro la scusa della fretta per uscire di casa, fretta per andare a dormire, dietro la paura che tutto possa accadere ( benché ciò sia vero nonostante noi) e, finalmente, riusciremo a vedere camminare i nostri figli verso la loro vita, diventare uomini e donne pieni di coraggio e responsabili di loro stessi, pronti ad affrontare il mondo.

Ci riusciremo? Chi può saperlo. Almeno proviamoci!