Il secondo contributo del mese ci racconta come esplorare il concetto di  DISCIPLINA permetta di trovare tra le sue tante accezioni, un significato che è quanto di più conciliabile con il concetto di passione! 
Questa settimana ha raccolto la nostra chiamata alla scrittura  Irene Ritorto. 
Irene è  “sorella”, amica , insegnante di una di noi … ma sopratutto è un’Artista completa e poliedrica.
Entrare nel suo Mondo,  Eneri Wolrd
significa  andare incontro ad  universo di emozioni ,
ad una anima libera che ha  scelto di disciplinare ed ammaestrare il suo corpo e la sua mente
per esprimere appieno Sè stessa e  insegnare, alle sue allieve, ad esprimersi attraverso la danza ! 
Scoprite, leggendo il suo contributo, come la disciplina da “penitenza” possa diventare un’alleata
per celebrarsi  ed avere cura di sè stessi  ed esprimersi con passione attrraverso il proprio corpo ! 
BUONA LETTURA  e …Grazie Irene !!!!
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Ammaestramento: quando la Disciplina è alleata della Passione
Mi capita spesso, sopratutto quando vengono richieste delucidazioni riguardanti lo stile di danza che pratico, di utilizzare la parola “disciplina”.
E’ una parola difficile e potente che contiene in sé una moltitudine di significati, alcuni dei quali non propriamente invitanti : regole, dominio dei propri impulsi, impegno assiduo, penitenza, castigo…
Non è con queste parole che vorrei descrivere la mia danza, il mio lavoro ed il mio quotidiano; eppure, per quanto pensi a delle alternative, questo è proprio l’unico termine che riesca ad esprimere cosa significhi per me danzare e praticare Yoga.
Ho cercato la parola sul vocabolario e, nonostante la maggior parte dei significati mi abbia fatto storcere il naso, sono riuscita a trovare quello che speravo: la disciplina è si sacrificio, pratica costante, sforzo continuo, ma anche studio, educazione, direzione e guida. La parola che più mi piace è “ammaestramento”.
La disciplina è ammaestramento, è una pratica costante che ha lo scopo di insegnare, instillare, rendere solidi l’intento e la volontà con lo scopo di farli propri.
Mi viene in mente un giorno di Aprile di dieci anni fa, il primo giorno a lezione di Tribal: piedi scalzi e leggins, un foulard legato in vita, t-shirt a coprire l’ombelico mentre cerco di muovere il corpo come mi vien richiesto di fare, sentendomi più simile ad una gallina impazzita che ad una danzatrice. Penso che non sarò mai in grado di riuscire neppure a fare qualcosa di vagamente simile a ciò a cui sembravano avvezze le mie nuove compagne eppure lo voglio, lo desidero così tanto che decido che quella sarà la prima di molte lezioni imbarazzanti.
La verità è che probabilmente ne avevo semplicemente bisogno.
Avevo bisogno di qualcosa che scandisse il mio tempo, che mi insegnasse a riappropriarmi del corpo, a conoscerlo, imparare a muoverlo e sentirlo. Avevo bisogno di una scusa per guardarmi allo specchio, darmi una sistemata, rincominciare a prendere forma attingendo a quell’idea di me che conservavo, ben nascosta, in qualche zona remota del cuore.
Così ho cominciato con un’ora a settimana che sono presto diventate tre, quindi due giorni a settimana, poi quattro, cinque! Ed ogni secondo di tempo libero che mi ritagliavo fra scuola, lavoro e la vita sociale di una ventiquattrenne.
E’ avvenuto tutto  in modo così naturale che neppure mi sono accorta di essere entrata in una nuova era della mia vita; mi divertivo, conoscevo persone, viaggiavo persino.
Ero in luna di miele con la mia nuova passione!
Ora verrebbe da chiedersi che cosa centri la disciplina con la passione; una ti addestra mentre l’altra ti da le ali per spiccare il volo, la prima richiede una costante e cieca fiducia, l’altra ti inebria e ti dona un’energia che non immaginavi neppure di avere. Eppure l’una non potrebbe esistere senza l’altra, non senza regalarci qualche frustrazione di troppo. Arriverà sempre quel momento in cui ti accorgi che fino a ieri, nutrita dall’entusiasmo, ogni cosa sembrava facile e piacevole ma oggi, all’improvviso, non è più così; alcune cose proprio non ti riescono, altre richiedono una fatica ed un impegno maggiori e tu ti domandi se ne valga la pena, se sia la strada giusta e tutto ciò che fai abbia effettivamente un senso.
Questo, secondo me, è il momento in cui la volontà si trasforma in disciplina.
Se nonostante i dubbi continui ad applicarti, se non hai chiaro dove stai andando ma prosegui verso l’obiettivo che hai scelto fidandoti di ciò che sai oppure di ciò che senti, superando quei limiti che la mente ti impone più per insicurezza che per altro, ecco che pratichi la disciplina. Anzi, si potrebbe dire che è la disciplina a impratichirti dandoti ogni volta uno strumento nuovo per poter progredire. Si tratta di una relazione curiosa, fatta di fiducia e costanza ma anche di fede ed una sorta di quieto asservimento; nessuno ti garantisce nulla c’è solo quel vago sentore che qualcosa stia mutando e cominci a radicare diventando parte integrante del tuo essere.
Ecco perché, quando parlo del mio lavoro, della danza o dello yoga, utilizzo questa parola dal suono così austero e severo. Imparare ciò che so mi ha richiesto un grande sforzo, mi ha messo alla prova con sfide che alle volte sono sembrate superiori alle mie capacità, ma non ho smesso di impegnarmi fiduciosa che qualcosa, prima o poi, sarebbe accaduto. E così è stato! Il mio corpo è mutato, la mente ha smesso di chiacchierare troppo liberando uno spazio per concentrarmi, nel mio spirito qualcosa si è radicato per sempre e ho imparato che, nella danza come nella vita, regole e abitudini non devono per forza avere un’accezione negativa ma possono diventare potenti alleati per raggiungere lo scopo che ci siamo prefissati, qualunque esso sia.