Il primo articolo sull’autonomia ci arriva caldo caldo dall’Emilia Romagna, la collega Elisa Comandini , ci ha reso  facile presentarla e ancora più facile apprezzarla con il suo contributo! 

Elisa ci conduce destreggiandosi e aiutandoci a destreggiarci  tra le sue riflessioni personali e professionali lungo un percorso di conoscenza sul tema dell’ Autonomia restando sempre in equilibrio, sopra la follia ! 

Mettetevi comodi, anzi …in equilibrio !!! 

E buona lettura !

 

Quando Giulia mi ha chiesto di scrivere 2 righe sull’autonomia …è successa una cosa curiosa:

mi sono accorta di quanto una parola,  ascoltata o pronunciata  ad uno scopo, piuttosto che per un altro, e con un uso diverso dal solito,  possa riempirsi improvvisamente di una miriade di significati, che l’attimo prima non le  avevi lontanamente attribuito.

Ho sentito, così,  la necessità di riprendere il dizionario in mano e riappropriarmi della sua etimologia,  per poi chiedermi di quale senso avessi, io, riempito quel termine; che cosa fosse per me l’autonomia, come persona e come professionista.

Con il termine autonomia  (dal greco antico autònomos, parola composta da  auto – e  nomos, “legge”, ovvero “legge propria”) si intende la possibilità per un soggetto di svolgere le proprie funzioni, senza ingerenze o condizionamenti da parte di terzi.

In diritto, autonomia è la possibilità per un organo di svolgere funzioni o incarichi senza influenze altrui;

in meccanica, raffigura la capacità di una macchina di funzionare senza rifornimento di energia;

e nella teoria dei sistemi,  è la proprietà di un  insieme di determinare da sé le interazioni che lo definiscono.

Già da qui, mi si sono aperti infiniti collegamenti e relazioni, che hanno indotto a ricercare i sinonimi di quello stesso lemma: “Libertà, autogestione, indipendenza, autosufficienza, autodeterminazione”; ed ancora, a ragionare sui suoi contrari, come “Dipendenza, sottomissione, subordinazione, soggezione”.

Mi sono poi  fermata a riflettere su quante volte avessi utilizzato questo vocabolo in una relazione,  o in che misura l’avessi impiegato in un progetto, e perfino in quali occasioni l’avessi richiesto a me stessa.

 

Ho riletto il nostro codice deontologico, accorgendomi che la parola “autonomia” viene citata ben 7 volte:

“La professione è al servizio delle persone…ne valorizza l’autonomia …;

l’esercizio della professione si basa…sull’autonomia tecnico-professionale, sull’indipendenza di giudizio…;

l’assistente sociale ha il dovere di difendere la propria autonomia da pressioni e condizionamenti…;

…deve impegnare la propria competenza professionale per promuovere la autodeterminazione degli utenti … la loro potenzialità ed autonomia;

…deve chiedere il rispetto del suo profilo e della sua autonomia professionale;

…l’assistente sociale che svolge compiti di direzione o coordinamento è tenuto a rispettare e sostenere l’autonomia tecnica e di giudizio dei colleghi…;

…risponde ai responsabili dell’organizzazione di lavoro per gli aspetti amministrativi, salvaguardando la sua autonomia tecnica e di giudizio”.

E poi ho ripensato a  quello che le situazioni seguite  mi hanno insegnato in merito…

Nel corso degli anni lavorativi ho “viaggiato” con molteplici viandanti, ciascuno nella propria categoria di mezzo, ognuno con il proprio bagaglio.

Per ciascuno di loro l’ “autonomia” rappresenta qualcosa di diverso.

Cosa mi hanno lasciato i bambini di quel termine?,  Che cosa rappresenta per loro?

…Il legame con le origini, la dipendenza fisiologica con chi ti genera e quella emotiva con chi ti ama, o con chi avrebbe dovuto farlo…

Cos’è l’autonomia per una donna sola? e che cos’è per la persona che sviluppa una dipendenza affettiva da un compagno e ne accetta e normalizza ogni atteggiamento?;

che cosa produce la dipendenza economica, a che cosa porta, a quali compromessi induce?

Ecco allora come la parola “Autonomia” rimandi all’antitesi della dipendenza, verso una sostanza, da un legame, da un ricordo, da un’ossessione, da un desiderio o da una scelta.

Ed ancora…

“Autonomia”, come superamento di un limite fisico, o come la necessità di un aiuto costante.

Mi chiedo: siamo davvero, poi,  così autonomi?

O qualcosa e/o qualcuno,  per ciascuno, rappresenta se non un limite un condizionamento? …Mi riesce difficile non pensare a come le mancanze, i vissuti individuali, finiscano per condizionare e veicolare, più o meno consciamente, i nostri percorsi, inficiandone di fatto, quella capacità d’autogoverno immune dalle radici e dal dna.

Ai miei utenti dico sempre che ciascuno è portatore di almeno un handicap, solo che… alcuni si vedono ed altri no.

Le rappresentazioni mentali di “handicap/disabilità” verso quelle di “autonomia/abilità” vengono spesso accostate, eppure, ci sono fragilità non evidenti molto più limitanti di una menomazione corporea.

Ritengo che la nostra professione sia come un’università continua, nella quale apprendi dalle vite altrui le più importanti lezioni, quelle nozioni che nessun ottimo libro saprà trasmetterti così in profondità.

Ecco perché amo questo lavoro:  perché smonta ogni certezza, rende tutto individualizzabile e ti prova, ogni giorno, che la realtà supera di gran lunga la fantasia, e che ogni storia ti dimostra qualcosa.

Che cos’è l’autodeterminazione per un ragazzo autistico?

Che cos’è l’autonomia per colui che dopo un evento traumatico si trova a non poter eseguire nemmeno  i gesti più semplici da solo?…;

cos’è l’indipendenza per un paziente con SLA, che vorrebbe scacciare con un dito la mosca dalla propria fronte, la vede, la sente, ci prova  e non ci riesce più ?…

Infine, mi sono trovata a riflettere sull’interconnessione tra il termine resilienza e quello di autonomia…

La capacità di un corpo o di un organismo di resistere agli urti della vita, di preservare quella carica energetica indispensabile per la sopravvivenza, fisica ed intrapsichica, il mantenimento costante di quel precario equilibrio.

 

E come sovente accade…

Sono più le domande delle risposte,

esattamente come, noi tutti,  siamo più ciò che ci manca di ciò che ci riempie…

E spesso, consapevolmente o meno, è più l’assenza, che non  la presenza, che ci muove…

 

Così come, il professionista che siamo, lo fa la persona che siamo,

quella che diventiamo ……più o meno Autonomamente…… .

 

Elisa Comandini