Il nostro blog inizia ad essere sempre più  frequentato!!

Questa settimana è  Antonietta Nicoletti Psicologa Psicoterapeuta dell’età evolutiva

 a regalarci il suo contributo sul tema della Felicità !

Antoniettà è una professionista  amica e affine di assistentisocialionline  perchè esercita la  sua  professione con la competenza e le conoscenze acquisite attraverso una costante e attenta formazione, con la passione e cuore di chi sceglie il  proprio lavoro, ascoltando le proprie e le altrui emozioni,  per  essere strumento in grado di trasmettere ai bambini la speranza e lo slancio per raggiungere la serenità!

Avere il suo contributo sul nostro blog ha, quindi, molto a che vedere anche con la nostra felicità! 

Per conoscere meglio Antonietta Nicoletti  e scoprire come la sua professionalità si spende per la felicità dei bambini clicca su : Antonietta Nicoletti Psicologa Psicoterapeuta !

Crescere felici

Bambini felici è questa l’immagine che ci trasmettono i mass media e che come figure adulte vorremmo sempre vedere. Il sorriso dei bambini ci regala gioia, scatena in noi emozioni positive e allontana dai genitori o educatori la frustrazione di non avere fatto abbastanza.

Il termine felice si presta all’equivoco se viene inteso come “sempre contento, soddisfatto, sereno, gioioso”. Sarebbe un’utopia pensare per i bambini una vita senza difficoltà, frustrazioni e dolori di vario genere, sia fisici, sia emotivi.

Chi sono i bimbi felici? Qual è la ricetta per crescere i bimbi felici?

I bambini felici sono quelli che avendo ricevuto risposte adeguate  ai loro bisogni, sono in grado di conseguire uno stato di sicurezza interiore e relazionale e di attivare un continuo, dinamico ripristino  della condizione di sicurezza e di benessere.

Le neuroscienze hanno riscontrato che il cervello umano è orientato alla soddisfazione, alla gioia, alla ricerca e alla sperimentazione del nuovo.

I bambini, alla nascita, sono dotati di emozioni innate funzionali all’adattamento alla vita e al benessere tra le quali: la ricerca, che attiva il desiderio di ciò che è fonte di piacere, di soddisfazione, la paura connessa all’ansia che protegge dai pericoli, la tristezza che assume la funzione di richiesta di attenzioni, la rabbia che regolamentata da adito a sentimenti di rafforzamento, assertività e padroneggiamento.

Nei primi mesi di vita il bambino sperimenta l’ attaccamento, che è il primo fondamentale legame umano che riguarda la relazione mamma-figlio. Il bambino è totalmente dipendente dalla madre, sia per quanto riguarda lo sviluppo fisico, sia per il benessere emotivo conseguente all’amore che la madre gli manifesta.

La maggior parte degli studi di psicologia evolutiva ha considerato il bambino nell’interazione con un solo genitore (madre-bambino, padre-bambino).  I più recenti studi (Bodoni, 2010)  suggeriscono che la figura del padre è importante sin dai primi giorni di vita, le interazioni diadiche padre-bambino e la funzione paterna devono essere studiate in  in una prospettiva triadica (padre-madre-bambino). Il padre si colloca tra il figlio e la madre garantendo sicurezza e protezione alla diade, attraverso il contenimento affettivo ed emotivo.

É indispensabile che i genitori riescano a contenere gli stati di sofferenza del bambino, in modo da farlo sentire accolto e compreso, rimandandoglieli trasformati in forma tranquillizzante.

La modalità interattiva aiuterà il bambino,  saprà riconoscere se stesso attraverso il suo rispecchiarsi negli stati emotivi che il genitore gli rimanda .

“Queste situazioni di empatia permettono al bambino di sentirsi sentito, di sentire che lui esiste all’interno della mente del genitore. Quando un bambino prova una sensazione di sintonia con un adulto responsivo, si sente bene con se stesso, perché le sue emozioni sono state riconosciute e condivise in uno stato di risonanza “ (D.J., Siegel, M. Hartzell)

Il bambino si può tranquillizzare e apprendere che dopo la rottura dello stato di benessere, ci sarà la riparazione che lo riporta allo stato di benessere perduto, che lo rende felice.

La fiducia e la sicurezza di base consentono di tollerare le inevitabili frustrazioni che la vita comporta e di favorire risposte idonee a superare le difficoltà, mettendo in campo le risorse che vanno evolvendosi con lo sviluppo.

La sofferenza riconosciuta, nominata e condivisa nella sperimentazione della difficoltà, favorisce il processo di riadattamento, attraverso la resilienza, ovvero la capacità di “resistere agli urti” , permette il raggiungimento della felicità.

 

Come sostiene Anna Olivero Ferraris, la qualità delle relazioni degli adulti che si prendono cura dei bambini, è ciò che gli permette di costruire una visione di se stesso come persone amata, li aiuta ad avere la sicurezza interna necessaria  a vivere nel mondo, ad affrontare le sfide della vita, a valorizzare le risorse interne personali. I bambini sono felici quando si sentono amati.

Con la costruzioni di nuove reti sociali, il bimbi iniziano attraverso il gioco e la socializzazione, ad acquisire nuove abilità, ad apprendere le regole dello stare insieme agli altri, a regolare gli stati emotivi, a risolvere i problemi, a tollerare le frustrazioni, oltre che a vivere momenti di felicità e libertà.

Spesso nei laboratori esperenziali che propongo ai bambini della scuola d’infanzia, quando gli si chiede perché si sentano felici, tra le risposte più comuni  ci sono : “quando sono insieme ai miei genitori, quando gioco con mio fratello/sorella/gli amici”. Come ho evidenziato in precedenza quello che spesso rende felici i bimbi è all’interno di una dimensione relazionale, non coincide sempre con il soddisfacimento dei proprio bisogni secondari, come ottenere un regalo, con il raggiungimento del piacere.

I bisogni secondari sono i bisogni che consentono di migliorare il proprio stile di vita (viaggiare, avere dei vizi), ma non sono necessari alla propria sopravvivenza. Inoltre per i bambini rappresentano spesso la soddisfazione di una felicità effimera, che perde di valore nel momento in cui la raggiungono, come ad esempio ottenere un gioco quando se ne posseggono molti simili.

Nella mia esperienza professionale ho potuto osservare che non tutti i bambini hanno avuto la possibilità di sperimentare delle relazioni sufficientemente buone con i propri genitori ma nel loro percorso di crescita hanno avuto la possibilità di incontrare degli adulti di riferimento con i quali hanno sperimentato una relazione positiva che ha permesso loro di raggiungere la felicità.

Nelle situazioni più traumatiche o dove l’assenza delle figure genitoriali ha causato delle difficoltà   più evidenti nel bambino è  necessario offrire uno spazio di ascolto di sostegno o di psicoterapia dove dare la possibilità ai bambini di elaborare il proprio vissuto, proporgli  un modello relazionale positivo per affrontare la sofferenza e ridare la speranza di essere felice.

 

Cyrulnik B.,(2002), I brutti anatroccoli le paure che ci aiutano a crescere, Ed. Fraticelli

Bodoni F. (2005) “Funzione paterna e attaccamento di coppia: l’importanza di una base sicura”, in Bertozzi N., Hamon C. (a cura di )Pari&Paternità, Junior, Bergamo.