Primo contributo del mese sul tema della bellezza!!

A donarci un testo davvero ricco di suggestioni è Ambra Torriani, studentessa laureanda in Servizio Sociale di 27 anni che una di noi ha avuto il piacere di accompaganre nel percorso di crescita personale e professionale universitario.

Dopo aver scelto qualcosa di lontano da sè (altri percorsi di studio, altre esperienze lavorative), si è riavvicinata, tre anni fa, alla parte più profonda di sè. Si descrive amante della vita e di tutto ciò che ne fa parte, gioie e dolori compresi. Alla continua ricerca di emozioni, le vive pienamente e si rifiuta di evitarle, ha imparato a riconoscerle e attraverso di loro anche a (ri)scoprirsi.

Ama la natura e se dovesse descriversi con una metafora sarebbe un albero. Gli alberi sono, per eccellenza, gli esseri viventi maggiormente abituati al cambiamento. Le loro foglie ingialliscono, cadono,  poi rigermogliano e tornano verdi. Seguendo il corso delle stagioni gli alberi, cambiano, eppure vivono secoli.

Per lei essere un’ Assistente Sociale significa soprattutto creare … Nuovi orizzonti di crescita, nuovi spazi di confronto, nuove prospettive personali e lavorative.

Ambra ci propone un percorso sul tema della bellezza che la rappresenta pienamente, ovvero come lei stessa si definisce ,un connubio, più o meno equilibrato, di creatività e riflessività!

Sedetevi comodi e lasciatevi trasportare nel suo mondo!

Giovedì 30 novembre, ho ricevuto un messaggio inaspettato.

A scrivermi è Giulia Albano, la mia tutor di tirocinio, colei che mi ha accompagnata durante i quattro mesi più intensi del mio percorso universitario in Servizio Sociale. Lei che mi ha fatto da ‘specchio’ nel momento più impegnativo ed emotivamente coinvolgente di questi tre anni di studio.

Giulia, mi permetto qui di chiamarla per nome, mi chiede di scrivere un articolo per la pagina ‘Assistenti Sociali Online’, che seguo con interesse da qualche mese.

Un articolo sulla ‘Bellezza’.

Questo input, che arriva dall’esterno e che mi invita a creare, assume immediatamente per me un valore particolare, prende la forma delle cose che non puoi toccare ma che puoi sentire.

Sento che questa proposta non è un caso e non è arrivata a caso.

Lo penso, dico e scrivo spesso che il caso, a mio avviso, non esiste. Esiste la complessità però, quell’insieme di elementi che si combinano per dare forma alla vita ed al suo susseguirsi di alti e bassi.

Così, mercoledì 29 novembre ero schiacciata da un peso che a tutti costi volevo alleggerire ed il giorno successivo, ricevevo questo messaggio che, senza volerlo, mi ha sollevata.

Ho colto con gioia l’input di Giulia e le ho scritto che questo stesso invito rappresentava per me ‘la bellezza’.

‘Che strano!’- ho pensato- ‘dover parlare di bellezza proprio oggi, proprio al termine di questo arido novembre.  Riuscirò a far assaporare i dettagli dei miei pensieri?’.

Gli ultimi giorni di novembre sono per me, da sempre, un periodo di ricordi non molto sereni. Il periodo della fine di un capitolo e dell’inizio del successivo. Il periodo della difficoltà, della forza e della ‘capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà’, che ho scoperto essere la definizione di ‘resilienza’, un’attitudine straordinariamente umana, di cui ho fatto esperienza non solo negli studi bensì nella vita.

Novembre mi mette sempre alla prova e quest’anno, non a caso, mi chiede di parlare di bellezza, facendomela riscoprire nelle sue giornate uggiose, fredde e insipide.

Parlerò quindi di bellezza cercandola anche dove sembra essersi nascosta.

Conterò fino a dieci voltando le spalle per un attimo, come fanno i bambini quando giocano a nascondino, per scegliere le parole che sento più vere e poi, mi metterò alla sua ricerca, lasciando spazio allo stupore.

Del resto, cos’è la vita se non una ricerca continua, intervallata da attese più o meno lunghe, dove la chiave di svolta consiste nel non stare fermi ma attivarsi per cercare e trovare ed, al contempo, cercarsi e trovarsi?

Ciò che a mio avviso rende difficile questo viaggio, chiamato ‘vita’, é la mancanza di pazienza, la perdita del valore del tempo. Doti che l’essere umano adulto spesso perde per strada, mentre l’essere umano bambino difende.

Prima di iniziare a collegarmi al tema di questo mese, vorrei che per un istante chiudessimo tutti gli occhi …

Adesso ricordiamo i bambini e le bambine che eravamo.

Voltiamo le spalle, giusto per il tempo di contare.

Contiamo tutti fino a dieci, come facevamo quando giocavamo a nascondino …

… 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 …

Ora che abbiamo contato, cerchiamo di ricordare la curiosità che ci si agitava dentro in questo momento, quando finalmente ci mettevamo alla ricerca di chi si era nascosto.

Le spalle, a quel punto, non le voltavamo più, ci interessavamo a ciò che ci aspettava e che era lì, di fronte a noi, anche se non era visibile. Non ci spaventava l’idea di dover cercare nei nascondigli più impensabili.

La bellezza, per tutti i bambini che eravamo, era semplicemente questo … La scoperta.

 

Ma veniamo al dunque … Cos’è la ‘bellezza’ oggi?

Cosa intendiamo quando utilizziamo questa parola?

Io credo che le parole siano importanti.

Ci circondano, ci emozionano, sono evocative e talvolta riescono addirittura ad influenzarci, sono persuasive. È necessario imparare a sceglierle con cura.

Abitiamo un mondo che è fatto di relazione, il nostro stare con ed in mezzo agli altri è relazione. Questa è spesso culturalmente definita ed ogni situazione è soggettivamente vissuta.

Così, ogni evento diventa suscettibile di tante interpretazioni quanti sono gli esseri umani dell’universo.

Ecco che le parole scritte da Alda Merini, l’importanza di saper ‘scegliere con cura le parole da non dire’, risuonano al giorno d’oggi, come un mantra.

Credo che gran parte del senso puro delle parole si possa estrapolare risalendo alla loro etimologia.

‘Bellezza’ deriva dal latino ‘bellus’ (bello), che è a sua volta diminutivo di una forma arcaica di ‘bonus’ (buono)  e si definisce su un comune dizionario come: ‘la qualità capace di appagare l’animo attraverso i sensi, divenendo oggetto di meritata e degna contemplazione. La bellezza è intesa in senso fisico o spirituale, può riguardare gli spettacoli naturali, le opere d’arte, i gesti o i comportamenti morali’.

Ancora possiamo trovare il sostantivo definito come: ‘l’essere bello, qualità di ciò che è bello o che tale appare ai sensi e allo spirito’.

Troviamo la parola ‘bellezza’ associata a quella di ‘bontà’ ed anche le sue definizioni rimandano ad un duplice significato: uno più oggettivo (‘qualità di ciò che è bello’), l’altro più soggettivo (‘che tale appare ai sensi e allo spirito’).

È una parola complessa, da definire e da utilizzare.

Intrisa di emotività, di sensazioni.

L’accezione che preferisco è la seconda, quella che rimanda ad un significato più intriso di soggettività e che considera maggiormente il ruolo che hanno i sensi nell’attribuire ad una persona, ad un paesaggio, ad un’esperienza l’aggettivo ‘bello/a’.

Questo perché le sensazioni, quelle leggere ma percettibili vibrazioni che ci attraversano in alcune momenti, spesso vedono oltre. Oltre l’apparenza.

Cos’è bello per me lo dicono le mie scelte, sempre più orientate verso la scoperta di chi sono oggi e di chi vorrei essere domani.

Per comprendere la mia idea di bellezza e quello che vorrei diventasse obiettivo del mondo intero e non solo una mia visione utopistica della realtà, vi suggerisco di guardare questo video …

https://www.youtube.com/watch?v=b5cZlvjssNI

Si tratta di un monologo, tratto da ‘I Cento Passi’, film di Marco Tullio Giordana del 2000.

Il film è tratto dalla storia vera di Peppino Impastato, figlio della mafia e vittima della stessa, un giovane siciliano che durante il fervore socio-culturale degli anni sessanta non ha chiuso gli occhi, non ha voltato le spalle ed ha contato, non solo fino a dieci, come fa il bambino che gioca a nascondino, ma fino a cento … Cento passi per denunciare illegalità e corruzione e pagare, sulla propria pelle, il prezzo della verità.

Peppino in compagnia di un amico, di fronte ad un paesaggio della sua terra natale, trova qui occasione di confronto sul tema della bellezza.

Il monologo è quanto di più vero ci possa essere e la sua bellezza sta proprio qui: nella verità che traspare dalle parole, nella semplicità delle cose che si vivono e che quindi si conoscono perché ne si fa esperienza ogni giorno.

‘In fondo tutte le cose, anche le peggiori, una volta fatte poi si trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere. […] Non ci vuole niente a distruggere la bellezza. […] Bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutare a riconoscerla, a difenderla.’

Peppino ha difeso la bellezza perché era in grado di sentire e vedere oltre, oltre le stragi di mafia, oltre l’omertà. L’ha difesa perché ne ha compreso il valore, ha cercato di risvegliare altre coscienze ed aprire altri occhi.

Peppino Impastato, lotta contro la malattia sociale e, un lontano ma non troppo 9/11/1978, muore e con lui muore la società giusta quella che denuncia chi, in maniera subdola, vuole nascondere la bellezza, cancellandola dalle nostre vite.

La storia di questo ragazzo ci insegna che la bellezza esiste, anche in una Sicilia spaventata, è qui sempre, di fronte ai nostri occhi, ma tende a perdersi tra i meandri di una società che semina il terrore e che ci pone ogni giorno in lotta uno contro l’altro.

Vittime dei paraocchi che indossiamo, concludiamo le nostre giornate con paure sempre diverse ma sempre presenti: un giorno abbiamo paura del vicino di casa, quello dopo dello straniero che sembra volerci ‘rubare i posti di lavoro’, quello dopo ancora abbiamo paura di noi stessi.

Viviamo così, con la paura della diversità, di esprimere chi realmente siamo, di denunciare chi ha fatto del male.

Sono sempre più convinta che questo atteggiamento evitante, sia diretta conseguenza di ciò che in psicologia sociale viene chiamata ‘diffusione di responsabilità’, a mio avviso, uno dei mali peggiori di questa società.

La diffusione di responsabilità è  ‘un fenomeno socio-psicologico, considerato come una forma di attribuzione, dove una persona ha minori probabilità di assumersi responsabilità per un’azione quando altri sono presenti.’

Il sociologo Zygmund Bauman definiva l’odierna società ‘liquida’. Viviamo ogni giorno a contatto con l’altro, ma i legami che ci legano sono sempre più laschi.

L’aggettivo ‘liquida’ mi ricorda metaforicamente l’immagine di un oceano in tempesta, che è il mondo e di cui noi siamo le onde. Ci siamo immersi e da qui vediamo tutto (la bellezza ed il suo contrario), ma come le onde non ci fermiamo e passiamo oltre, inarrestabilmente disinteressati e disinformati.

‘Tanto’ – pensiamo – ‘ci sarà un’altra onda dopo di me, così come ce n’è stata una prima, perché me ne devo preoccupare proprio io?’.

Il perché, credo stia un po’ dentro di noi.

Perché quell’oceano non è solo nostro, perché è in tempesta e perché le onde sono tantissime e tutte così uniche e diverse.

Ma si preferisce rimandare. Lasciare che le cose si distruggano e dopo le cose lasciare che ad essere distrutte siano le persone.

Io, come tutti, sono un’onda che si sta formando, ma voglio che questa formazione porti a qualcosa di vero ed utile. Voglio far crescere la mia onda. Voglio cercare la bellezza.

Durante il mio percorso di studi in Servizio Sociale, ho voluto lavorare sulla costruzione della parte più vera di me stessa. Sto concludendo questo cammino con la malinconia che accompagna le scelte importanti della vita e la sicurezza di chi, dopo aver optato per strade diverse, finalmente si incammina su quella giusta.

Questi tre anni di impegno, dedizione, riflessione, riconoscimento delle emozioni e dell’importanza del cambiamento, mi hanno fatto capire chi sono oggi e chi voglio divenire domani, come persona e come futura professionista.

Ho conosciuto tante onde diverse ed alcune di loro mi hanno lasciato un segno indelebile.

 

 

Ho fatto esperienza della bellezza ogni giorno, l’ho riconosciuta anche in mezzo al dolore.

Lei era ovunque: dietro le storie di violenza, dietro quelle donne distrutte dentro ma sorridenti fuori, dietro un uomo che ha perso il suo lavoro e con esso una parte di sé, dietro le sue parole d’amore rivolte al paese che lo ha visto nascere e crescere, dietro una giovane mamma che in un solo anno per il bene di sua figlia è cambiata tanto.

Ho difeso la bellezza dell’unicità di ogni persona e storia, della forza dirompente del cambiamento, degli sforzi dei professionisti.

Per difenderla è stato necessario condividerla. L’ho condivisa, con la mia tutor Giulia Albano, con i miei compagni di corso, con la mia famiglia ed i miei amici.

Chi mi sta vicino, perché ogni giorno si è assunto la responsabilità di conoscermi davvero, sa quanto io creda nella professione che mi sto preparando a svolgere.

‘La professione è al servizio delle persone, delle famiglie, dei gruppi, delle comunità e delle diverse aggregazioni sociali per contribuire al loro sviluppo; ne valorizza l’autonomia, la soggettività, la capacità di assunzione di responsabilità; li sostiene nel processo di cambiamento, nell’uso delle risorse proprie e della società nel prevenire ed affrontare situazioni di bisogno o di disagio e nel promuovere ogni iniziativa atta a ridurre i rischi di emarginazione’. (Codice Deontologico dell’Assistente Sociale, Titolo II,  Principi, art. 6).

Perché riporto qui questo articolo del Codice Deontologico?

Perché l’Assistente Sociale si assume l’arduo compito di accompagnare le persone in un cammino di crescita e scoperta, una scoperta, perché no, della stessa bellezza.

Laddove le persone fatichino, per i motivi più svariati, ad assumersi la responsabilità della ricerca, l’Assistente Sociale si offre come motore per attivare processi.

Ho sempre avvertito dentro di me l’esigenza di creare, qualcosa di bello, qualcosa di mio.

Un forte spirito creativo ha sempre caratterizzato la mia variopinta personalità. Sono sempre stata un connubio di arte e riflessione.

Da bambina scrivevo racconti, da adolescente creavo gioielli ed al termine delle scuole superiori ero quasi decisa ad iscrivermi all’Accademia di Belle Arti. Sentivo la necessità di far parte di un mondo che potesse farmi immaginare una realtà diversa, più colorata.

Ho fatto poi scelte che mi hanno portato altrove e per diversi anni mi hanno allontanato un po’ da me stessa. Mi sentivo persa in quei nuovi, sconosciuti panni che avevo deciso di indossare.

Poi ho scelto di lavorare ed in quel periodo ho capito cosa davvero non sopportavo, cosa volevo assumermi la responsabilità di denunciare e chi volevo davvero essere.

Così un giorno, mi sono trovata a leggere il piano di studi del Corso di Laurea in Servizio Sociale, anche questo non  è stato un caso.

Ho deciso di iscrivermi e di ritornare la bambina che ero, sempre curiosa, sempre alla ricerca, un vulcano di colori.

Sono tornata la bambina che ero tra quei nuovi banchi di scuola, solo portando dentro di me, una consapevolezza maggiore.

Non volto più le spalle verso il muro, ho già contato fino a dieci e adesso voglio guardar avanti per scoprire quanto di bello ci sia nel mondo ed aiutare chi si è perso nella sua stessa umanità.

In questi tre anni ho ricominciato a creare ed ho capito verso cosa e verso chi indirizzare la mia creatività: verso la società e le persone.

Iniziamo questo dicembre, mese di luci accese, profumo di marzapane, vaniglia e cannella, parlando di bellezza.

Ognuno la definirà a modo proprio e la troverà in cose diverse.

 

 

La bellezza per me questo mese sarà, come sempre, frutto delle mie scelte.

Sarà:

  • condividere con voi queste parole;
  • regalare il mio libro preferito al Signor A., straordinario essere umano conosciuto in Casa di Riposo;
  • scaldarmi al calore della mia famiglia;
  • abbracciare Nonna Maria e convincerla a farsi scattare qualche altra fotografia;
  • uscire a portare un po’ di colore indossando un naso rosso, tra le corsie ospedaliere, con i miei amici ‘Pagliacci’ la mattina di Natale.
  • sentire vicino chi vicino non è più e farlo vivere nelle mie giornate.

 

La bellezza può essere tutto ed il contrario di tutto … Ma una qualsiasi cosa è bella, se parla di voi.

Vi lascio con questa poesia di Charles Baudelaire, intitolata ‘Inno alla bellezza’, contenuta nella raccolta ‘I fiori del male’. Chi di voi è appassionato di poesia o anche solo a scuola ha sentito parlare di Baudelaire, conosce il leitmotiv della sua poetica …

Eppure anche lui è riuscito a parlare di bellezza … Non è un caso.

https://www.poesieracconti.it/poesie/a/charles-baudelaire/inno-alla-bellezza