Il secondo contributo sul RISCHIO è un puzzle di emozioni ed esperienze di vite diverse che compone la parola stessa R.I.S.C.H.I.O., un contributo che e ci è stato regalato da Roberto Melis , un giovane professionista conosciuto a una di noi mentre svolgeva il suo Servizio Civile all’UIEPE di Torino che ha accettato il nostro invito alla scrittura!

Roberto  classe ’91 è uno Psicologo e specializzando in Psicoterapia, che adora i dinosauri, viaggiare, ed ha un debole per i misteri e le leggende…ma sopratutto è una talmente persona concreta ma creativa, un sognatore modestosu cui è stato necessario  insistere affinchè ci svelasse che uno dei racconti lo riguarda direttamente e racconta della genesi di Lumos , il suo rischio: l’apertura di uno studio clinico e  forense !  

Roberto, che pratica arti marziali da anni,  è molto attento alla saggezza trasmessa dalle opere cinematografiche, film d’animazione e serie TV… inutile suggerirvi di immaginare che meravigliosa serie TV nascerebbe partendo proprio da questo suo contributo…

(Cos’è il rischio ? Cosa significa rischiare? Per ciascuno di noi il rischio si presenta  in modi, tempi e forme diverse) … 

molto più semplice invitarvi a leggerlo tutto d’un fiato. 

Buona lettura a voi e Grazie davvero, di cuore,  Roberto


R.I.S.C.H.I.O.

 

Rifiutare?

<<Signorina guardi, per me è sufficiente. Posso proporle un 24, accetta?>>

Elena percepì un tuffo al cuore. Se solo le fosse stato proposto un voto più basso dal professore universitario sarebbe stato molto più semplice.

<<… non lo so, posso pensarci un momento?>>

<<Certo, ha tempo fino a quando non concludo le interrogazioni. >>

Elena annuì e si allontanò dalla scrivania. Tremava ancora, la tensione dell’esame non riusciva ancora a scivolare via. Non finché non avesse deciso cosa fare con quel voto.

Rifiutare? O Accettare l’esame? Nel primo caso si sarebbe laureata in tempo, ma quel voto avrebbe sicuramente abbassato la sua media, rinunciando necessariamente ad una votazione con la lode. Diversamente, avrebbe rimandato la laurea almeno di 6 mesi, consapevole che avrebbe dovuto ridare l’esame e sperare di ottenere finalmente un voto più alto… ma rischiare o no?

Elena già immaginava i compagni di corso prenderla in giro per aver rifiutato un 24. Però, riusciva anche a sentire la madre sgridarla per aver accettato un voto così mediocre ed aver perso ogni possibilità di ottenere il massimo dei voti, dopo tutti i sacrifici fatti per farla studiare…

Più aumentavano i pensieri più la scelta si faceva lontana. Forse per una qualsiasi persona questa scelta poteva sembrare banale, persino facile da prendere… Eppure, per Elena questa incognita rappresentava una profonda sofferenza. Ma il tempo scorreva velocemente e la decisione doveva esser presa in poco tempo. Esisteva forse un modo per trovare la scelta migliore? A lei sembrava di vedere svantaggi in entrambi i casi.

Elena nemmeno si accorse di esser rimasta l’unica in quell’aula, fino a quando una domanda non la riportò alla realtà: <<Signorina, ha deciso cosa fare?>>.

 

Io non potevo restare

Quella mattina il risveglio non fu per nulla faticoso. Quello, infatti, era l’ultimo giorno di lavoro previsto e, finalmente, avrei ottenuto i soldi necessari per partire. Così, le attività non mi appesantirono per niente, avevo la mente troppo entusiasta per preoccuparmi delle gambe deboli, della stanchezza o delle ferite alle mani.

Per raggiungere quella cifra avevo faticato davvero parecchio, forse troppo. Facendo ogni tipo di rinuncia, ma questo lo dovevo a me e mio figlio.

Quella fu l’ultima notte che passai nella mia terra, ma non ero triste.

La mattina presto raggiunsi il porto e parlai subito con chi di dovere. In paese non era per nulla difficile ottenere le informazioni giuste.

La regola era chiara e immediata: pagata la cifra il passaggio era garantito. Quando però arrivò il momento di consegnare il denaro e dirigersi verso il pontile, guardai il mezzo che avrebbe dovuto accompagnare me e mio figlio verso una nuova vita. Non sembrava per nulla sicuro. Strinsi mio figlio in braccio ancor più forte, mentre guardavo altre persone prepararsi, indossando un giubbotto di salvataggio. Effettivamente avevo sentito tante storie e dicerie su questo viaggio, ma restare avrebbe comportato un pericolo ed una sofferenza peggiore della morte stessa.

Salimmo sul gommone, e lì io percepii un dolore in petto mai provato prima, un dolore che forse voleva gridare la paura che non ero in grado di esprimere. Ma dovevo rischiare, per me e per il futuro di mio figlio. Io non potevo restare.

 

Studio di Psicologia

Roberto fissava il foglio, ormai pieno di scarabocchi e calcoli solo a lui comprensibili. Faceva roteare la penna nella mano sinistra, sembrava quasi surreale il modo in cui le dita facevano volteggiare quella bic blu. Tuttavia, il rumore di una chiave che girava nella toppa interruppe immediatamente quel movimento e la biro cadde sul foglio.

Roberto salutò i genitori e li attese in cucina.

<<Allora, che succede?>> chiese la madre. Il padre, come sua solita indole, lo osservava in silenzio, incuriosito.

<<Sto pensando di aprire uno studio di psicologia in paese, sfruttando il vecchio appartamento di nonno>>.

Cadde il silenzio, eppure a Roberto sembrò che le facce sorprese dei genitori facessero fin troppo rumore.

<<… un po’ di soldi da parte li ho, papà potrebbe aiutarmi a dare il bianco e…>>.

<<Ma scusa Roby, ci hai pensato bene? In questo periodo storico? Proprio in questo paesino?? Già hai quasi 30 anni e sei tornato a vivere con noi per risparmiare, non ci sono soldi! Quanti sarebbero davvero disposti a pagare uno psicologo? La gente poi ha ancora tanti pregiudizi sulla tua professione!>>.

La madre continuava a dire cose che Roberto già sapeva o che avrebbe voluto non sentire. Il padre invece si sedette vicino al figlio, abbassando lo sguardo pensieroso. Dopo di che gli chiese: <<Potresti investire tempo e denaro per niente, è un rischio non indifferente. Te la sentiresti?>>.

 

Cambierebbe tutto

<<Ah… bel casino. Proprio un bel casino Fra.>> Riccardo non sapeva cos’altro rispondere al suo migliore amico.

La sua confessione era del tutto inaspettata. Per fortuna Francesco riprese a parlare, rompendo il silenzio: <<Da solo non riesco a decidere cosa fare, so solo che lei mi piace un casino. Però che faccio? Non so se riuscirò a non dirglielo, mi sembra di impazzire>>.

<<Dopo così tanti anni di amicizia? Cambierebbe tutto! Sia nel caso in cui lei ricambiasse i sentimenti, sia nel caso contrario! Da quanti anni siete amici? 5? 7? Non so Fra… Non è che per caso è una sbandata temporanea?>>.

<<In realtà sono quasi 2 mesi che ci penso…>>.

<<Non so che consigliarti. C’è pur sempre il rischio che con la tua “dichiarazione” la vostra amicizia si rovini. O, peggio ancora, se mai vi metteste insieme… se poi le cose dovessero andare male? Lo sai che in questi casi perderesti per sempre un’amica>>.

<<Eh, lo so bene… e adesso cosa faccio?>>.

Ho Paura

<< Buongiorno. Abbiamo dato un’occhiata approfondita alla sua cartella clinica, mi sono anche confrontata con il collega chirurgo e… come ben sa, la situazione è molto severa… e non possiamo nasconderle la gravità dal punto di vista prognostico. Da una parte questa problematica dello stomaco va assolutamente tolta.

Come lei sa, il non toglierla comporterebbe un una prognosi infausta sul lungo periodo. Probabilmente anche sul breve periodo, non sappiamo con precisione quanto potrebbe vivere se non la operassimo… Ma sicuramente meno di un anno, forse intorno ai sei mesi… Tuttavia, ci pare corretto informarla che l’intervento ha tutto un insieme di problematiche legate alla sua malattia. Molto spesso crea problemi di tipo protrombotico ed aumenta il rischio di ictus ed infarto, soprattutto date le malattie che già ha.

Ovviamente il rischio dell’intervento è molto alto. Qualora andasse a buon fine, in rianimazione avverrà risveglio. La dobbiamo però avvertire che Il rischio che non si svegli a causa delle criticità è alto… mi rendo conto che la situazione è difficile ma richiede una scelta.

Da un lato abbiamo il rischio di morte entro sei mesi, dall’altro il rischio di morte sarebbe immediato ma l’operazione potrebbe garantirle un miglioramento… Ne parli con i familiari e faccia una scelta consapevole. Io sono qui a sua disposizione per ogni dubbio.>>

<<Io… Ho paura>>.
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Omosessuale

<<Allora, hai deciso di parlargli o no??>>.

Certo che Stefania era il tipo di migliore amica che ogni ragazza potrebbe desiderare, ma certe volte era davvero insopportabile.

<<Ancora? Ste, ti ho già detto che non voglio pensarci.>> rispose di getto Andrea.

<<Beh, non puoi continuare a vivere nell’ansia dovendo nascondere la tua omosessualità. Non è giusto per te!>>.

<<Hai già sentito i miei genitori, quando fanno battute o parlano di questo argomento… Non so come la prenderebbero, sicuramente non bene. E non voglio correre il rischio che la mia ansia possa poi diventare una condizione di vita peggiore>>.

Stefania rimase in silenzio. Conosceva benissimo la condizione familiare di Andrea.

<<Lo so. Ma non sai come davvero potrebbero reagire. E la cosa peggiore rimane il tuo dubbio, che ti corrode dentro ogni giorno… a me fa star male vederti così, tu hai il diritto di essere chi sei senza soffrire!>>

Andrea iniziò a tremare, per poi piangere.

<<… Come… come faccio a decidere?? Io non…non ce la faccio, ho troppa paura. E se mi cacciassero di casa? E se non mi rivolgessero più la parola?>>.

<<E se ciò non accadesse?>>.