Dai primi di Marzo, quasi in contemporanea con l’avvio della nostra attività, abbiamo iniziato una delle nostre più entusiasmanti esperienze di collaborazione: quella con l’Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Culture, Politica e Società – in qualità di tutor accademiche.
Una delle domande che abbiamo scelto per colloquiare e conoscere i tirocinanti è stata: “se dovesse utilizzare dei verbi che descrivono le attività che andrà a svolgere in questo tirocinio, azioni concrete che dovrà mettere in atto per far sì che la sua esperienza sia positiva e formativa, quali userebbe?”.
Oggi mi sento coraggiosa, pronta, nonché in dovere di sottopormi al nostro metodo, e quindi a rispondere a questa domanda parlandovi della mia esperienza come tutor !“Quali sono i verbi che userei per descrivere l’attività di tutoriaggio …?” me lo sono chiesta, eh !… già qualche settimana fa mentre viaggiavo in treno verso casa, di ritorno da una lunga giornata a Città Studi in cui gli stessi studenti colloquiati avevano finalmente appreso le sedi del loro primo emozionante tirocinio.
Essere tutor è anzitutto viaggiare, ma anche spostarsi, attraversare, percorrere…e ripercorrere, è programmare un viaggio essendo contemporaneamente viaggiatori, ospiti, ed agenzia di viaggio ed accompagnare un viaggio!
Essere tutor ha significato spostarmi fisicamente più volte: da Torino a Biella , da Biella a Novara , da Novara a Vercelli e poi nuovamente a Biella…Ma lo spostamento di cui parlo non è soltanto fisico: per essere tutor mi sono dovuta spostare nel senso vero e proprio del termine: “ collocare in un luogo altro da quello solitamente occupato” da me nella comunità professionale. Per diversi anni ho lavorato come assistente sociale nei Servizi e nei territori ma come tutor oggi mi metto al servizio della mia professione all’interno della sede accademica.
Questo ha richiesto un attraversamento, un passaggio impegnativo ovvero quello di transitare con tutto il mio bagaglio professionale (che non ho nessuna intenzione di abbandonare o alleggerire) ed i souvenir che mi porto dietro dai precedenti viaggi professionali, in un nuovo contesto. Per collocarmi in questo nuovo contesto ho dovuto però anche attrezzarmi, cercare mappe, indicazioni , bussole…lasciando – come mi è consono – anche un po’ di spazio all’intuito e alla scoperta.
Vogliamo parlare poi del ripercorrere fisicamente i corridoi di una città studi e mettere nuovamente il naso in una sede universitaria dopo anni ?!! Vi risparmio le paranoie sul “come sono vecchia io – come sono giovani loro” …il punto è che percorrere e ripercorrere è stato non soltanto un movimento concreto del corpo, ma uno spostamento della mente e della memoria. Rimaneggiare concretamente la teoria riconducendo alla prassi operativa esercitata per anni nuovamente tutti i concetti teorici presentissimi al mio sapere professionale ma messi in scatola e ben riposti per tanto tempo.
Ripercorrere ha poi investito anche il mio vissuto emotivo: vedere gli studenti, la luce con cui guardano alla professione, la confusione con la quale a volte viene descritto il ruolo dell’assistente sociale e la motivazione con cui affrontano il percorso formativo…. è un viaggio nella memoria che in confronto “Ritorno al futuro” è niente!
Parlando di passaggi e attraversamenti non è solo la dimensione tempo ma anche quella dello spazio ad essere attraversata durante l’esperienza di tutoraggio. Spazi non solo fisici ma intesi come sistemi: il sistema formativo, il sistema dei servizi sociali, il sistema professione ed infine il sistema tirocinio (L. Gui 1999) mi vedono come tutor impegnata a passare da una intersezione all’altra di questi sistemi.
Come tutor inoltre, accompagno un viaggio: quello dei tirocinanti…di cui monitoro, facilito e valuto il tirocinio stando loro affianco (se serve) alle loro spalle (quando è opportuno) e indicandogli gli strumenti per orientarsi (quando stanno per smarrirsi o devono ridefinire il loro percorso).
Insomma se la metafora che Dellavalle – ne “Il tirocinio nella formazione al servizio sociale. Un modello di apprendimento dall’esperienza” ed- Carocci, 2011- figura dell’esperienza di tirocinio è quella del viaggio, beh direi che questa nuova esperienza e collaborazione non è un azzardo chiamarla “tutorViaggio”!
O no!?
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